Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez

Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez è riconosciuta come l’opera che ha cambiato la letteratura del Novecento. In questo articolo vi parlo meglio della storia, dell’autore e del perché credo valga la pena leggere questo libro.
Il mondo era così recente, che a molte cose mancava un nome e per menzionarle bisognava indicarle con il dito.
Il libro
Avere tra le mani Cent’anni di solitudine di Gabriel GarcÍa Márquez è come avere tra le mani un pezzo di storia. Un libro, non è mai solo un libro. Un racconto, non è mai solo un racconto. Nella maggior parte dei casi, i libri e i racconti ci parlano di pezzi di storia che altrimenti non avremmo conosciuto. Ci comunicano valori, stati d’animo, ideali per farci riflettere e, forse, per farci diventare persone migliori.
Se c’è una cosa che ho imparato negli anni leggendo è che non bisogna mai fermarsi alla superficie delle parole, ma bisogna sempre ricercare il significato nascosto in esse. È lì che si inizia ad apprezzare davvero un libro, indipendentemente dal genere, dalla lunghezza, dall’autore, dal periodo.
È questo il caso di Cent’anni di solitudine, dichiarata la seconda opera più importante in lingua spagnola (dopo Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes) e testo fondante del realismo magico.
Il libro narra la storia delle sette generazioni dei Buendía, famiglia fondatrice di Macondo, una città immaginaria dell’America Latina. Negli anni i Buendía diventano protagonisti e spettatori di numerosi cambiamenti storici e culturali, ai quali si intrecceranno vite personali, drammi familiari, leggende e magia.

Gabriel García Márquez: l’autore
Scritto nel 1967, Cent’anni di solitudine garantì a Gabriel García Márquez il Premio Nobel per la Letteratura nel 1982. L’autore è considerato uno dei più importanti scrittori in lingua spagnola per la sua capacità di rilanciare la letteratura latinoamericana moderna e per aver dato voce alla Colombia, al suo popolo e alle sue tradizioni.
Con i suoi romanzi principali, Cent’anni di solitudine, L’amore ai tempi del colera e Cronaca di una morte annunciata, Gabriel García Márquez venne consacrato come uno dei massimi esponenti del realismo magico.
Alla scrittura di Márquez si ispirano altri grandi scrittori quali Paulo Coelho, Luis Sepúlveda e Isabel Allende.
Cent’anni di solitudine: il realismo magico di Gabriel García Márquez
Magia e realtà. Sogno e storia. Immaginazione e quotidianità. Leggere la storia della famiglia Buendía è un continuo spostarsi tra due dimensioni i cui limiti diventano spesso molto sottili.
Mentre impariamo a conoscere Ursula, la madre di famiglia forte e combattiva, José Arcadio, il padre sognatore e visionario, i figli, i nipoti e tutti gli abitanti di Macondo, ci tuffiamo inevitabilmente in un mondo fatto di leggende, miti e credenze. Un mondo realmente esistito.
Non a caso lo stesso autore ha più volte affermato che poche cose raccontate sono frutto della sua fantasia. La maggior parte degli avvenimenti e dei personaggi è ispirata a fatti realmente accaduti e persone realmente esistite.
Proprio per questo, Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez viene riconosciuta come l’opera emblematica del realismo magico. Il realismo magico è una corrente artistica, pittorica e letteraria della prima metà del Novecento in cui gli elementi magici appaiono in un contesto realistico.
La storia dei Buendía è, infatti, fortemente influenzata da credenze popolari, avvenimenti magici, eventi soprannaturali che nel corso della lettura potrebbero farci sentire spaesati. La paura di avere figli con coda di porco, l’insonnia di un intero popolo, le profezie dei gitani, sono solo alcuni avvenimenti che si intrecciano con la realtà arricchendola di magia e mistero.
Macondo e la storia colombiana
La storia della famiglia Buendía inizia e finisce nel villaggio di Macondo, un luogo inventato, della cui trasformazione diveniamo spettatori.
É proprio il capofamiglia José Arcadio Buendía a dare vita al villaggio, creandone regole e tradizioni e permettendone la crescita prospera negli anni. La stessa fondazione di Macondo rimanda alla fondazione della Colombia moderna, avvenuta agli inizi dell’Ottocento con la fine della Grande Colombia del generale Simón Bolívar.
Chiese quale città fosse, e gli risposero con un nome che non aveva mai sentito, che non aveva significato, ma che aveva una risonanza soprannaturale nel sogno: Macondo.
Gabriel García Márquez rende Macondo protagonista di tutta la storia, portatore di valori a lui cari quali la famiglia, l’amore e la cultura colombiana, ma anche rappresentazione della storia di un Paese. Numerosi sono i riferimenti storici trovati nel racconto: la guerra tra liberali e conservatori, l’arrivo dell’impresa bananiera e della tecnologia, gli scioperi operai, furono vicende realmente accadute in Colombia e che l’autore ha arricchito di fantasia e misticismo.
Macondo viene ispirata alla città natale dello scrittore, Aracataca, situata nella regione della Colombia Caraibica. Ancora oggi, passeggiando per le piccole vie della città, è possibile cogliere dei dettagli che rimandano al libro. Pensate che nel 2006 venne organizzato un referendum per cambiare il nome della città in Aracataca Macondo, poi fallito per un numero troppo elevato di persone contrarie.

La solitudine: il collante di sette generazioni
Punto cardine di tutta la storia è il sentimento di solitudine che si presenta sotto diverse forme in base al personaggio e agli accadimenti.
Nonostante la famiglia Buendía sia grande e numerosa, ciascun membro vive una costante lotta interiore tra amore e solitudine, felicità e nostalgia, tra ciò che è e ciò che è stato, fino a perdersi nel proprio essere.
La solitudine aveva selezionato i suoi ricordi, aveva bruciato cumuli di rifiuti nostalgici che la vita aveva accumulato nel suo cuore, e aveva purificato, ingrandito e reso eterni gli altri, il amari.
É proprio in questo aspetto che credo il libro e la scrittura di García Márquez trovino il punto più alto di espressione. Leggendo tra le righe riusciamo a percepire i sentimenti di Ursula, Aureliano, Amaranta e di tutti i personaggi, diventiamo quei personaggi, facendo nostri i loro pensieri e le loro emozioni.
La magia di Cent’anni di solitudine sta proprio qui. Nel non riuscire più a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è.
Cent’anni di solitudine: cosa ne penso di questo libro
Arrivata all’ultima pagina, ho deciso di inserirlo nella mia lista dei 10 libri più belli letti fino ad oggi. Avendolo letto in lingua originale, sono stata più volte bloccata dalla scrittura complessa, non per questo amandolo di meno. Uno dei miei propositi per il futuro è quello di rileggerlo in italiano e confrontarne le percezioni.
Cent’anni di solitudine è uno di quei libri bisogna leggere più volte, e ogni volta aggiungerà un piccolo pezzettino al puzzle.
Io credo che bisogna leggere questo libro non tanto per la storia in sé, che potrebbe essere definita quella di una famiglia come tante (che poi, mica tanto), quanto per comprendere una corrente stilistica che continua a influenzare numerose forme artistiche contemporanee.
Poi, per più di dieci giorni, non rividero il sole. La terra diventò molle e umida, come cenere vulcanica, e la vegetazione fu sempre più insidiosa e si fecero sempre più lontani i trilli degli uccelli e lo schiamazzo delle scimmie, e il mondo diventò triste per sempre.
Ho amato Cent’anni di solitudine perché è la storia di un Paese, dei suoi costumi e delle sue tradizioni e della sua gente. Ma è anche l’esplorazione di un sentimento che fa parte di tutti noi e con il quale dobbiamo imparare a convivere: la solitudine.
L’ho amato perché credo che l’autore lasci al lettore la completa libertà di interpretazione, dando dei suggerimenti che poi sta a lui cogliere e decifrare. E sono proprio questi i libri che fanno più bene.
A chi lo consiglio (e non)
Questo libro è per chi ama particolarmente la letteratura del Novecento. Non è possibile capire scrittori quali Isabel Allende o Luis Sepulveda, senza aver letto Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez.
Questo romanzo è per chi ama i classici, per chi ama le interpretazioni, per chi non ama le letture semplici. É adatto a chi non ha paura di lasciarsi sorprendere, anzi, vuole lasciarsi confondere per poi capire.
Ma specialmente, questo libro è adatto a tutti gli appassionati di letteratura ispano-americana, che si sentono affascinati dal tema del realismo magico o vogliono scoprirlo attraverso le parole di chi al realismo magico ha dato vita.
Se ti piace leggere in spagnolo ti consiglio la bellissima versione in lingua originale illustrata da Luisa Rivera in occasione del 50esimo anniversario della pubblicazione del libro. Altrimenti, la versione italiana edita Mondadori.

Disclaimer
Tutto quanto scritto in questo articolo è risultato di ricerche e riflessioni personali e non ha l’intenzione di essere categorizzata come recensione tecnica dell’opera.